Giancarlo Tramontano nacque a Sant’Anastasia (vicino Napoli), figlio di Ottaviano (banchiere di Napoli) di umili origini e acceso sostenitore degli aragonesi. Si portò alla ribalta della vita politica napoletana con i tumulti per il dominio sulla città partenopea, tra l’esercito francese di Carlo VIII e gli spagnoli, come conseguenza della morte di Ferdinando I d’Aragona nel 1494. La sua nuova fama acquisita dopo le rivolte gli valse, se pur con fatica, il titolo di Conte di Matera.
La gestione della Contea da parte di Giancarlo si rivelò disastrosa. Fin da subito il suo rapporto con la popolazione fu pessimo, basti pensare ad una delle leggende che lo legano alla costruzione ed alla distruzione del Carro Trionfale della Festa della Bruna; il Conte, secondo la leggenda, per accattivarsi la simpatia del popolo promise di fornire un carro sempre più bello per lo svolgimento della festa in onore della Santa Patrona, i materani per mancanza di fiducia nei suoi confronti decisero di distruggere il carro, obbligando il sovrano a costruirne uno nuovo ogni anno. Il Conte accollava i suoi pesanti debiti sulla popolazione, Tramontano doveva ingenti somme di denaro ai suoi creditori soprattutto per due motivi: l’acquisto di feudi vicini e la realizzazione di un castello a Matera che gli costò ben 25.000 ducati. Tale castello fu fatto edificare dal Conte intorno alla fine del XV secolo ma non fu mai terminato a causa della sua uccisione, avvenuta per mano dei materani. Il castello (detto appunto Castello Tramontano) è rimasto intatto ai giorni d’oggi anche grazie alle murature spesse alla base ben 5 metri.
Gli assassini non furono mai trovati ed a nulla valse l’intervento della Reale Corona. Giancarlo Tramontano ha lasciato alla città di Matera una splendida testimonianza di lotta e coesione per far fronte ai poteri forti.
Il Castello Tramontano
Il Castello Tramontano sorge sulla collina di Lapillo, in una zona (un tempo fuori dalle mura cittadine) che sovrasta interamente il centro storico di Matera. La scelta di questo luogo per l’edificazione non è affatto casuale. Da un lato nei pressi del castello si trova una sorgente d’acqua sotterranea, che dava vita ai “Grabiglioni” dei Sassi, dall’altro la posizione garantiva un miglior controllo sulla città; l’area fu scelta quindi per avere una maggior difesa non verso l’esterno ma nei confronti degli stessi materani, il che la dice lunga su quanto il tiranno temesse il suo popolo. Che il castello sia stato costruito con l’unico scopo di difesa lo si deduce dagli spazi angusti e scomodi che lo caratterizzano (foto a destra), inadatti alla vita quotidiana.
Costruito in pieno stile aragonese, il castello presenta tre torri: un maschio centrale e due torri laterali rotonde, dotate di feritoie. L’inizio dei lavori di costruzione iniziarono nel 1501 per volere del Conte Giancarlo Tramontano, per un ammontare di ben 25.000 ducati che andarono a gravare ulteriormente sulla popolazione. L’assassinio del Conte il 25 dicembre 1514 da parte dei materani non permise ai lavori di essere ultimati secondo il progetto iniziale, che prevedeva ben 5 torri ed un profondo fossato, rimasto anch’esso incompiuto.
Il castello fu adibito nei secoli successivi a prigione, come testimoniato dalle incisioni presenti al suo interno.
Nei tempi moderni, dopo diversi secoli di completo abbandono, il Castello Tramontano e tutta l’area circostante sono stati oggetto di lavori di restauro e riqualificazione che hanno dato vita all’omonimo parco (foto di copertina in alto), oggi sede di numerosi eventi, concerti, spettacoli teatrali e spettacoli pirotecnici in occasioni delle feste patronali. Il castello nello specifico viene aperto solo in occasione delle giornate FAI, in attesa di un bando di gestione che permetta di renderlo fruibile costantemente al pubblico.
L’insediamento del Conte Tramontano nella Contea di Matera
Grazie alle sue doti imprenditoriali ed alla sua spregiudicatezza, Giancarlo Tramontano fu il primo cittadino ad avere il privilegio di sedere con i nobili e con il clero nel parlamento di Napoli, dove riuscì ad ottenere la nomina a “Mastro della Regia Zecca” (ottenne quindi il potere di coniare moneta). Grazie ai servizi resi al Re, Tramontano chiese ed ottenne la Contea di Matera, città fino ad allora demaniale (dipendeva, cioè, direttamente dalla Corona). Il Sovrano decise inizialmente di affidargli l’incarico solo in caso di largo consenso da parte della popolazione. In principio Tramontano non fu appoggiato dai materani, ma egli non si arrese, corruppe e imbrogliò alcuni nobili e popolani materani, ai quali furono promessi privilegi in cambio di appoggio. Ottenuto il consenso della popolazione, il primo ottobre 1497 il Re Ferdinando II, figlio di Alfonso II succeduto a Ferdinando I, nominò Giancarlo Tramontano Conte di Matera. Negli anni successivi il Conte fu coinvolto in alcuni scontri con i francesi in terra pugliese; nel 1502 fu fatto prigioniero per breve periodo sulla via di Taranto, perdendo di conseguenza la sua Contea. Riuscì a liberarsi e successivamente cercò in vari modi di riconquistare la fiducia del Re cattolico Ferdinando, per riappropriarsi della Contea di Matera. Partecipò così il primo novembre del 1506, con la moglie Elisabetta Restigliano, al corteo reale organizzato dallo stesso Re con la Regina Germana De Foix col solo scopo di convincere il sovrano. A nulla servì la collana di 25 perle che i coniugi Tramontano donarono alla Regina, il Re non si fece trarre in inganno e gli negò la Contea che invece tornò ad essere zona demaniale. In seguito Tramontano sfruttò la partenza del Re per tentare di convincere il Vicerè, riuscendoci. La Contea di Matera ritornò quindi nelle mani di Giancarlo Tramontano.
L’oppressione e la ribellione, l’uccisione del Conte Tramontano
Nonostante la sua carica di Mastro della Regia Zecca e le sue doti imprenditoriali, Tramontano tornò a Matera pieno di debiti in seguito all’acquisto dei diritti su Ginosa e sul feudo rustico di Girifalco (quasi al confine di Matera), debiti che tentò di colmare imponendo all’aristocrazia locale nuove gabelle e tasse. Le sue pretese economiche sulla popolazione raggiunsero il culmine il 28 dicembre del 1514, quando chiese al popolo un ulteriore contributo per colmare il debito che aveva contratto con Paolo Tolosa proprio nell’atto di compravendita di Girifalco. Esasperati dalle continue richieste di denaro, alcuni esponenti della popolazione materana decisero di tendergli un’imboscata nei pressi della parrocchia di San Giovanni Vecchio, nascosti dietro il masso detto “‘U pizzon du mmal consighj” (il masso del mal consiglio). L’imboscata doveva svolgersi dopo la Santa Messa domenicale presso la Cattedrale. La scelta di aspettare il Conte fuori da una chiesa fu dovuta all’usanza del tempo che obbligava a partecipare alle funzioni religiose completamente disarmati. Dopo aver corrotto le guardie del tiranno, il piano potè essere portato a termine. La sera del 29 dicembre 1514, al termine della messa del vespro, il Conte fu assalito in una via laterale del Duomo (quella che oggi è chiamata via Riscatto, foto a destra); dopo essersi difeso fino all’ultimo ed aver invano tentato la fuga, Giancarlo Tramontano fu così ucciso. A testimonianza dell’accaduto vi è un’incisione presente alla base di una colonna della chiesa di San Giovanni Battista che recita “Die 29 dec interfectus est comes“, che vuol dire “Il giorno 29 dicembre il conte fu ucciso”. Le campane suonarono annunciando la morte del tiranno, dando così il via all’invasione festante da parte del popolo nelle strade e nei vicoli. I cittadini, ormai in rivolta, dapprima saccheggiarono la residenza del Conte in rione Castelvecchio (nei pressi di piazza Duomo, nella Civita), poi imprigionarono la moglie, infine incendiarono documenti riguardanti la magistratura. Nessuno riuscì mai a trovare gli assassini ed i mandanti, gli unici indiziati furono Tassiello di Cataldo e Cola di Salvagio. La leggenda vuole che l’assassino sia stato uno “Schiavone”, ovvero un materano appartenente ad un ceppo di origine serbo-croata.
Le conseguenze dell’uccisione
Il delitto del Conte venne considerato come un esplicito attentato alla Corona e quindi venne classificato come reato politico. Il Re, di conseguenza, inviò il Commissario Giovanni Villani a Matera con il compito di scovare i colpevoli dell’uccisione e fare giustizia. Il Commissario però non riuscì nel suo incarico e quindi accusò l’amministrazione locale di aver alimentato la sommossa e di non aver preso provvedimenti in merito all’accaduto. Alla città, data l’evidente impossibilità per il Municipio di trovare i reali colpevoli e di sedare le manifestazioni di violenza che si erano diffuse, fu imposto dall’Erario un’ammenda di diecimila ducati. Dietro richiesta del sindaco di quegli anni Berlingerio de Zaffaris, il 22 giugno del 1515 il notaio Franciscum Groia fu mandato a Napoli e, ricevuto dal Re Ferdinando d’Aragona, riuscì ad ottenere un generale indulto per la cittadinanza materana.
Il commissario regio Giovanni Villani si improvvisò scrittore e realizzò una sua commedia intitolata “Il Conte di Matera”, che nell’anno 1955 divenne film e fu girato proprio nella città dei Sassi (tra gli attori principali fu scelta la famosa attrice Virna Lisi). In questa commedia vengono raccontati episodi più fantasiosi e spesso privi di ogni fondamento storico, ad esempio si narra che il Conte impose alla popolazione, tra le varie tasse e gabelle, lo “Ius primae noctis” che gli dava il diritto di passare la prima notte di nozze con le spose vergini.
Oggi il luogo dove fu assassinato il Conte prende il nome di via Riscatto nel ricordo della vittoria del popolo materano sul tiranno; a Napoli, in occasione della prima elezione democratica della storia del Regno, venne dedicata a Giancarlo Tramontano una strada nei pressi del Duomo.
Dopo la ribellione dei materani nei confronti del tiranno Tramontano, nello stemma della città è stato inserito un motto che recita “Bos lassus firmius figit pedem“, ossia “Il bue stanco segna più fermamente il passo”. Ciò indica che un popolo stanco ed oppresso dai continui soprusi e tirannie, seppur solitamente mansueto, combatte per riconquistare la propria libertà e dignità.
L’uccisione del Conte Tramontano determinò l’interruzione dei lavori per la costruzione, oltre che del Castello, molto probabilmente anche di una cinta di mura a protezione dell’intera città di Matera. Dopo la riscoperta del Palombaro Lungo, la maestosa cisterna in piazza Vittorio Veneto, è venuto alla luce un basamento di una torre aragonese posta sotto il palazzo dell’Annunziata e sotto il piano di calpestio (foto in alto). Questo ritrovamento testimonia come ci fosse l’intenzione di dotare la città di una cinta di mura, tuttavia mai completata.
Dove e come arrivare
Il Castello Tramontano è posto appena fuori la zona più centrale di Matera, ma comunque in un’area facilmente raggiungibile anche a piedi. In via Castello è presente un piccolo parcheggio gratuito, tuttavia è più facile parcheggiare l’automobile in via La Nera o nel parcheggio custodito di via Vena. Per maggiori dettagli consigliamo di consultare l’approfondimento “Come spostarsi a Matera“. Attualmente il castello è chiuso, in attesa di un bando che ne affidi la gestione; il sito viene tuttavia aperto molto spesso durante le giornate FAI.
la terra di Papa