La storia dei cimiteri di Matera

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Durante gli interventi di manutenzione straordinaria effettuati nei rioni Sassi negli anni ’70, sono state rinvenute nei pressi di alcune chiese numerose tombe (in foto in alto le tombe ritrovate nei pressi della chiesa rupestre di Santa Lucia e Sant’Agata alle Malve, mentre in basso a destra le tombe nei pressi della chiesa rupestre di Santa Barbara). Nel corso dei decenni altre tombe vennero ritrovate durante altri scavi all’interno delle chiese o nelle immediate vicinanze.

tombe_chiesa_santa_barbara_materaQuella di seppellire i morti nei pressi dei luoghi di culto era un’usanza comune in tutta Europa fino all’Editto di Saint Cloud, emanato dall’Imperatore Napoleone Bonaparte il 12 giugno 1804. Fino a questa data, infatti, si era soliti seppellire frati, suore, preti, appartenenti a famiglie benestanti o Confraternite nei pressi delle chiese o al loro interno; le salme degli abitanti più poveri, invece, trovavano sistemazione in fosse comuni.

L’Editto di Saint Cloud segnò un’inversione di tendenza, a partire dal 1804 qualsiasi sepoltura doveva avvenire fuori dalle mura cittadine, in luoghi isolati, arieggiati, soleggiati, possibilmente più alti rispetto al centro abitato e circondati da alberi. Le motivazioni che spinsero Napoleone Bonaparte a prendere questa decisione furono innanzitutto igienico-sanitarie, per evitare il proliferarsi di epidemie, oltre che politiche, per dare a chiunque (di qualsiasi ceto sociale) la possibilità di ricevere un funerale ed una degna sepoltura, in cui fosse segnata almeno la data del decesso ed il nominativo. Fu stabilito, inoltre, che che il rito funebre doveva essere svolto entro le quarantotto ore dal decesso.

La città di Matera si adeguò con ritardo al provvedimento, fu infatti costruito nel 1841 il cimitero comunale (in via IV Novembre), chiamato dai materani “Cimitero vecchio”. Questo ritardo fu dovuto sostanzialmente all’opposizione delle famiglie nobili materane che non volevano rinunciare alle sepolture a loro riservate nelle chiese di Matera. A partire dal 1845 fu quindi data la possibilità ai nobili ed alle Confraternite di costruire, dietro pagamento, delle cappelle all’interno del cimitero.

Ad esempio, nel 1922 la Confraternita di San Francesco da Paola acquistò dal Comune un appezzamento di suolo all’interno del camposanto e costruì una cappella riservata ai soli membri. Tre anni dopo, nel 1925, si decise di ingrandire la cappella, i lavori vennero quindi eseguiti nel 1933. Un’altra cappella fu costruita esattamente al centro del “Cimitero vecchio”, destinata ad accogliere le salme dei caduti della Prima Guerra Mondiale. La salita che porta al vecchio cimitero cittadino fu intitolata al giorno IV Novembre, in onore dell’entrata in vigore dell’armistizio firmato dall’Austria proprio a conclusione della Prima Guerra Mondiale.

Negli anni ’50 la capienza del camposanto andava via via esaurendosi, ci si pose il problema di costruire un nuovo cimitero comunale. Inizialmente fu individuata un’area a margine del rione Serra Venerdì (nei pressi dell’attuale viale Europa), questa zona prese il nome di “Nuovo camposanto” (“ ‘U quambsond nuv“). Successivamente questa opzione fu accantonata, si decise quindi di ingrandire il rione Serra Venerdì costruendo numerosi alloggi e dislocare il cimitero appena fuori il rione Serra Rifusa. L’opposizione dei proprietari terrieri fece definitivamente ricadere la scelta sul Pantano (“Pantèn“), un’area posta a Nord di Matera, fuori dal centro abitato, raggiungibile mediante la SS 7 Via Appia. Data la composizione umida ed argillosa del terreno, fu istituito il divieto assoluto di sepoltura sotto terra, onde evitare l’inquinamento delle falde acquifere.

Contenuti parzialmente tratti dai seguenti libri:
Almanacco – Autore: Antonio Giampietro
S. Francesco di Paola in Basilicata – Autore: Antonio Tortorelli

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