Il “Maestro d’ascia”, in dialetto “ ‘U mast d’oscj” o “Carradore“, era colui che all’interno della propria bottega costruiva traini e carretti (calessi) che successivamente venivano trainati dagli animali da lavoro, muli e cavalli, ed usati per il trasporto della gente che si recava in campagna, oppure di legna, del raccolto e altro. I traini avevano le ruote grandi con un asse centrale, al di sopra era allocato una costruzione in legno a forma di parallelepipedo. Il traino possedeva anche il sistema frenante sulle ruote, azionato mediante una corda. Nella parte posteriore, sotto il traino, si trovava la lampada a petrolio che serviva nelle ore buie sia del mattino, quando i contadini si recavano in campagna, sia della sera, quando rientravano dai campi.
La bravura del maestro d’ascia consisteva essenzialmente nella precisione con la quale riusciva a prendere le misure delle tavole da tagliare, oppure dalla funzionalità del sistema frenante, che doveva essere sicuro al momento opportuno (e cioè su pendii di tratture), e dalla scelta del legno da adoperare (soprattutto per la costruzione delle ruote per evitare deformazioni nel tempo) che doveva essere stagionato.
” ‘U mast d’oscj” era anche colui che costruiva aratri; un tipo particolare di aratro era quello a chiodo, utilizzato da diversi secoli dai contadini.
Utensili
‘U tovl – le tavole
‘U chianuzz – il pialletto
La saig – la sega
‘U martjdd – il martello
La tnogghj – le tenaflia
La rem – pezzi di rame
‘U cendr – i chiodi
La rosp – la raspa
‘U scuarpjdd – lo scalpello