Sempre, quando ci si reca nel Parco della Murgia Materana e delle Chiese Rupestri, si rimane abbagliati dallo splendore dei Sassi di Matera. I vecchi rioni in tufo, con la loro grande bellezza, forgiata nei millenni dal sacrificio e dal sudore di generazioni e generazioni di materani, le loro architetture semplici ma allo stesso tempo geniali, a strapiombo sul torrente Gravina, catalizzano l’attenzione dei curiosi e rischiano di far passare in secondo piano un tesoro altrettanto importante. Stiamo parlando proprio di ciò che si calpesta sulla Murgia. Un territorio in cui nascono e crescono ben 923 specie floristiche, di cui 36 endemiche, non può che suscitare nei sensi dei più attenti un turbinio di emozioni unico. Basta fermarsi un attimo, accovacciarsi, staccare qualche foglia dalle piante nei paraggi e sentirne l’odore.
Parliamo di vegetazione che possiede una storia molto interessante. Basti pensare all’utilizzo che molte piante hanno ricoperto fino a non pochi decenni fa, in un contesto di estrema povertà che si viveva alle nostre latitudini fino agli anni ’60 circa. Guidati dalla sapiente guida escursionistica Luca Petruzzellis, grazie all’evento organizzato dalla Pro Loco “Città di Matera”, un gruppo di una trentina di curiosi ha potuto così immergersi in un mare di odori, colori e bellezze paesaggistiche. A questo ci aggiungiamo le chiese rupestri ed il complesso dei megaliti più a Sud della chiesa di Madonna delle Croci, ancora oggi frutto di studio. Un territorio che ha ancora molto da dire all’umanità intera.