L’impegno di Olivetti e lo sgombero dei Sassi ordinato da De Gasperi

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(foto antica dei Sassi di Matera)

Persino Adriano Olivetti, illustre imprenditore, ingegnere e politico italiano del Novecento, all’epoca presidente dell’INU (Istituto Nazionale dell’Urbanistica) e commissario dell’Unrra-Casas (United Nations Relief and Rehabilitation Administration-Comitato Amministrativo Soccorso ai Senzatetto), diede il proprio apporto alla causa. Per suo volere nacque la “Commissione per lo studio della città e dell’agro di Matera”, composto da un gruppo di intellettuali presieduto dallo stesso Olivetti e dal sociologo tedesco Frederic Friedmann, docente all’Università di Arkansas, USA. Lo scopo della commissione fu quello di avviare un’indagine per conoscere a fondo le condizioni di vita degli abitanti dei Sassi e, successivamente, proporre soluzioni per trasferirli in quartieri nuovi, le cui case dovevano necessariamente essere dotate dei servizi indispensabili per vivere. La progettazione dei nuovi complessi abitativi doveva tener conto di quella che era in precedenza la vita dei materani: una vita fatta si di povertà, ma allo stesso tempo di socializzazione e solidarietà tra famiglie appartenenti allo stesso vicinato.

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(visita di Alcide De Gasperi a Matera nel 1950)

Nel luglio del 1950 il primo ministro Alcide De Gasperi fece visita a Matera; nei mesi successivi incaricò il ministro lucano Emilio Colombo di studiare un disegno di legge per favorire il risanamento e la soluzione del problema dei Sassi. Il 17 maggio 1952 lo Stato Italiano, per mano di De Gasperi e su suggerimento del ministro Colombo, con la “Legge Speciale per lo sfollamento dei Sassi” impose a due terzi degli abitanti della città, circa diciassettemila persone, di abbandonare le proprie case per trasferirsi nei nuovi rioni.

“Lo Stato assume a suo carico la spesa per il risanamento dei quartieri Sasso Caveoso e Sasso Barisano dell’abitato di Matera e per la costruzione di case popolari particolarmente adatte per contadini, operai ed artigiani, in sostituzione di quelle attualmente esistenti in detti quartieri che saranno dichiarate inabitabili ed abbattute”.

Grazie ai risultati delle indagini avviate dalla commissione presieduta da Olivetti furono costruiti (in gran parte con i finanziamenti provenienti dal piano Marshall degli Stati Uniti) i nuovi quartieri sul “Piano” e fuori città, nei pressi dei terreni di proprietà dei contadini che abitavano nei Sassi. In fase di progettazione, la commissione (avvalendosi del parere di intellettuali dell’epoca come Eleonora Bracco per la paleoetnologia, Francesco Saverio Nitti per la storia, Rocco Mazzarone per la demografia e l’igiene, Giuseppe Isnardi per la geografia, Ludovico Quadroni per l’urbanistica ed altri) cercò di riprodurre le stesse condizioni di coesione sociale presenti negli antichi rioni in tufo. Nacque così fuori città il nuovo borgo La Martella, dove nel 1953 le prime cinquanta famiglie furono alloggiate (esattamente il giorno 17 maggio). Dopo La Martella, furono costruiti i borghi Venusio e Picciano, anche loro destinati ad accogliere i contadini che possedevano appezzamenti di terra nelle vicinanze. Matera fu una delle prime città a dotarsi di un Piano Regolatore, ideato nel 1956 e firmato dall’urbanista Piccinato. Appena fuori il perimetro dei Sassi furono edificati i quartieri di Serra Venerdì, La Nera, Spine Bianche ed Agna Cappuccini, costruiti in pieno stile “Scandinavo”, ovvero zone a bassa densità abitativa con ampie aree verdi e frequenti piazzette per rievocare lo spirito di coesione tra famiglie che si viveva nei vicinati. Il trasferimento forzato proseguì per un ventennio, riscontrando non poche opposizioni da parte degli abitanti (soprattutto i più anziani), affezionati alle grotte ed ai vicinati, assuefatti alla povertà ed abituati a vivere nel sacrificio.

I Sassi furono, di fatto, svuotati, divennero una città fantasma a margine della città nuova. Gli abitanti ottennero case nuove e la promessa di un appezzamento di terra da coltivare (in seguito non per tutti mantenuta), pagando canoni di affitto irrisori in cambio della cessione delle loro vecchie abitazioni al demanio. Degrado ed abbandono presero il posto della vita nelle grotte e nelle chiese, mentre la città si espandeva sul “Piano” e nei quartieri nuovi secondo il Piano Regolatore.

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(foto dei rioni Sassi scattata negli anni ’60: piazza San Pietro Caveoso ed il massiccio roccioso del Monterrone, con la chiesa di San Giovanni in Monterrone e de la Madonna di Idris)

A partire dagli anni ’50 le produzioni cinematografiche nazionali ed internazionali cominciarono ad essere attratti dalla bellezza dei Sassi. La prima pellicola girata a Matera fu “La Lupa” di Alberto Lattuada nel 1952, mentre una decina di anni dopo il regista Pier Paolo Pasolini vide in Matera la Gerusalemme d’Europa. Il visionario regista bolognese nel 1964 decise di ambientare negli antichi rioni in tufo uno dei suoi più grandi capolavori: “Il Vangelo secondo Matteo”. Nel corso dei decenni più volte le produzioni hollywoodiane, sulle orme di Pasolini, decisero di girare nei Sassi i propri film. Nel 1985 fu girato il primo kolossal “King David” (con protagonista Richard Gere), seguirono nel 2002 “The Passion” del regista Mel Gibson, nel 2015 “Ben Hur” (tra gli attori Morgan Freeman) e “James Bond – No time to die” (con Daniel Craig e Rami Malek), oltre alle decine e decine di produzioni italiane e straniere che hanno scelto i rioni in tufo come location naturale per le proprie sceneggiature.

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