(pannarella, in dialetto “La pannarèdd”, il dolce più rappresentativo materano della Pasqua)
Arriva così la domenica di Pasqua, il giorno in cui i cristiani festeggiano la Resurrezione del Signore; la mattina i bambini seguivano i genitori nel consueto giro per le case dei parenti per fare gli auguri. La ricompensa non poteva mancare e consisteva in alcuni centesimi.
Pochissime famiglie materane potevano permettersi durante il pranzo pasquale l’agnello, era quindi molto diffuso mangiare la carne di pollo o di tacchino. Come per le festività natalizie, anche per la Pasqua si diffuse negli anni ’60 l’usanza, da parte dei bambini, di porre sotto il piatto del papà una letterina; questa veniva “Scoperta” a fine pasto, i piccoli promettevano ad i loro genitori, in cambio di una piccola ricompensa, di essere bravi ed ubbidienti. Anche in questo caso non poteva mancare il regalo, ovvero un soldino o una pannarella; “La pannarèdd” è il dolce che più di altri simboleggia la Pasqua materana, rappresentato da un uovo di gallina posto su della pasta stesa, a forma di cavallo per i bambini e di gallina per le bambine, ancorato ad essa mediante una cintura, composta della stessa pasta. I bambini, nel momento in cui ricevevano il dolce, prendevano l’uovo e lo rompevano per berne il contenuto.