DOSSIER – Nel cuore di Murgecchia, tra il regno del “Brigante” Chitaridd ed il villaggio neolitico

La vista che si può ammirare dall’interno della grotta di Chitaridd.
Giuseppe Gambetta, uno dei massimi esperti della flora della Murgia Materana.

Come abbiamo già scritto qualche settimana fa, il Parco della Murgia Materana e delle Chiese Rupestri può vantare ben 923 specie floristiche, di cui 36 endemiche. Un’esplosione di profumi e colori senza eguali, in un territorio magico, che offre degli scorci e dei panorama mozzafiato. L’interessantissima escursione organizzata dalla Pro Loco di Matera ha visto l’illustre presenza proprio di Giuseppe Gambetta, il massimo conoscitore per quanto concerne la flora della Murgia Materana. La sua immensa preparazione ha guidato i partecipanti in un percorso sensoriale davvero suggestivo ed aff

ascinante.

Oggi il parco è meta di numerosissimi turisti, giustamente attratti dalle bellezze del territorio che si possono godere effettuando delle escursioni. Un tempo, in questa zona nella periferia a Nord Est di Matera, i contadini, gli allevatori ed i cavatori materani si guadagnavano la sopravvivenza. Tuttavia in contrada Murgecchia, nei pressi del Santuario di Santa Maria della Palomba, tra il 1870 ed il 1890,  in alcune caverne vi era il nascondiglio di un noto bandito materano.

L’interno della grotta di Chitaridd.

Il suo nome era Eustachio Chita, per la bassa statura soprannominato “Chitaridd“, per anni considerato erroneamente un “Brigante”, in realtà un delinquente accusato di numerosi reati tra cui diversi omicidi. Il primo obiettivo dell’escursione è stata proprio la Grotta di Chitaridd, nascosta dalla vegetazione in una rientranza dell’altopiano murgiano. Dopo aver goduto dell’incantevole panorama offerto da uno squarcio nella roccia, e dopo aver ascoltato con attenzione i racconti di Francesco Masciandaro e gli interventi di Francesco Loschiavo, il gruppo ha proseguito entrando nel cuore di Murgecchia. Tappa finale di questa escursione mattutina il Villaggio Neolitico di Murgecchia, con il fossato, le tombe, i solchi per i pali usati per i rifugi e gli spazi per la conservazione delle derrate alimentari.

Tombe e solchi (coperti da vegetazione) nel villaggio neolitico di Murgecchia.
L’unica cava attiva nell’area della Murgia Materana, in contrada Murgecchia.

La splendida mattinata si è conclusa ripercorrendo la strada che taglia Murgecchia fino alla chiesa rupestre Madonna delle Vergini; il gruppo ha quindi costeggiato l’unica cava di tufo attualmente attiva. Vi lasciamo ad un breve paragrafo in cui si ripercorre la vita del “Brigante” Eustachio Chita, Chitaridd:

Eustachio Chita nasce a Matera il 30 novembre 1862 da una famiglia benestante. Dopo che la sua famiglia cadde in miseria, Chita iniziò una vita fatta di vagabondaggio e reati tra Basilicata e Puglia. Di lui si persero le tracce nel 1888. In quegli anni si verificarono nella città dei Sassi numerosi omicidi ed aggressioni, episodi associati proprio al delinquente materano. Il 26 aprile 1896 Chitaridd fu scoperto da un pastore del luogo presso il suo nascondiglio di Murgecchia; il pastore corse ad avvisare i proprietari degli animali, ovvero Francesco Paolo Falcone e Francesco Paolo Nicoletti. In serata i due si recarono nel luogo dell’avvistamento; al buio ci fu una colluttazione e chi ebbe la peggio fu proprio Chita, colpito da una scure e da un coltello. Dopo l’accaduto i due pastori, autori dell’omicidio, scoprirono di aver ammazzato proprio un loro cugino; entrambi furono successivamente scagionati per legittima difesa. Come riportato nelle cronache dell’avvocato Niccolò De Ruggieri, per tre giorni i materani si recarono presso il cimitero per guardare di persona il cadavere del delinquente che era stato capace di creare così tanto scompiglio in città. La storia di Chitaridd non finisce qui, nel mese di marzo 1900 la salma fu riesumata su richiesta del materano Raffaele Sarra ed inviata al museo di antropologia criminale di Torino, per essere studiata dal prof. Cesare Lombroso. L’idea alla base degli studi era quella che gli assassini avessero nel cervello dei tratti caratteristici. Da questo momento della salma si persero le tracce, vani sono stati i tentativi dei discendenti che hanno più volte sollecitato il museo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *