I Sassi di Matera possono essere considerati un vero e proprio formicaio. Come è noto, il contesto morfologico che caratterizza i versanti della Murgia Materana vede la massiccia presenza di tufo calcareo, cioè di origine marina, particolarmente friabile e quindi adatto alla lavorazione umana. In questo scenario le popolazioni che via via si sono susseguite hanno potuto adattare il territorio alle proprie esigenze e secondo le proprie necessità, scavando nella roccia per ricavare ambienti che, successivamente, sono diventati cisterne, stalle, case, chiese, cantine e così via.
Uno dei problemi che nei secoli i materani si sono trovati ad affrontare, in una zona di certo non caratterizzata dalle abbondanti piogge, è quello delle riserve idriche. L’elaborato sistema di conservazione delle acque, valso nel 1993 l’inserimento dei Sassi nella lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità UNESCO, può contare su un articolato ed ingegnoso sistema di condotti e cisterne scavate nel tufo. Nelle cisterne, pubbliche (che servivano vicinati o interi quartieri) o private (interne alle abitazioni), veniva convogliata l’acqua piovana, oltre che quella proveniente dalla falda acquifera e dalle vicine fonti di acqua sorgiva; come quella che parte dalla collina di Lapillo, dove si estende il Castello Tramontano, per poi finire in piazza Vittorio Veneto (Fontana Ferdinandea prima e Palombaro Lungo poi). Attraverso questo reticolo le famiglie materane potevano disporre, anche nei momenti di siccità, di un bene prezioso per la propria vita e per quella dei propri animali. Delle varie cisterne visitabili in città, la più grande, e sicuramente la più famosa, è il Palombaro Lungo, situata nella centralissima piazza Vittorio Veneto, che vale la pena di visitare. Una fonte da cui tutta zona del “Piano“, un tempo la parte nuova della città, prelevava acqua. Nel paragrafo “Il Palombaro Lungo ed il sistema di conservazione delle acque” viene analizzato più nel dettaglio questo tema, quale motivo ha spinto l’uomo a mettere a frutto il proprio ingegno e quali sono state le cause che ne hanno decretato la fine.
Le cisterne non sono l’unico esempio di come i materani si siano spinti verso le viscere della terra. Al fine di ottimizzare gli ambienti e sfruttare a proprio vantaggio le caratteristiche del territorio, l’abilità dell’uomo ha sviluppato e messo in atto delle tecniche di costruzione delle abitazioni che mettono in pratica principi elementari e pratici. Le tipiche abitazioni dei Sassi, infatti, si sviluppano (solitamente su tre livelli di cui l’ultimo adibito a deposito, cantina o dormitorio per gli animali) in obliquo. Questa scelta permette, nella stagione invernale, quando il sole è basso, ai raggi solari di raggiungere tutta l’abitazione, fino all’ultimo livello, ottenendo una maggior luminosità degli ambienti e, quindi, complessivamente più calore. In estate, invece, la tipica abitazione dei Sassi è fresca in quanto (oltre alle caratteristiche proprie del tufo) il sole è alto ed i raggi non penetrano in maniera diretta nella grotta (figura in basso). I materiali di risulta, derivati dallo scavo in profondità, servivano successivamente per edificare l’ingresso dell’abitazione, dando vita ai cosiddetti “Lamioni” (con la tipica volta a botte o a cupola, figura a sinistra). A corollario di quanto detto, basti pensare che una grotta dei Sassi può raggiungere anche un dislivello di dieci metri tra l’inizio e la sua fine.
Cisterne, case e non solo. Il grande spirito Cristiano della popolazione materana ha spinto la popolazione a ricavare, all’interno delle grotte, le chiese, definiti per l’appunto “Rupestri“, cioè scavate nella rupe. La zona di Matera è molto ricca di chiese rupestri, nell’area definita, per l’appunto, Parco della Murgia Materana e delle Chiese Rupestri se ne contano circa centocinquanta. Con l’aumentare della popolazione tra il XVII ed il XVIII secolo, in molti casi le chiese sono diventate case per soddisfare il sempre maggior fabbisogno di abitazioni. Per un’analisi dettagliata e per scorrere l’elenco delle chiese rupestri, con relativa scheda, consigliamo di visitare la sezione “Il Parco della Murgia Materana e delle Chiese Rupestri“.
In alto vi proponiamo un breve video in cui il materano Enzo Viti, appassionato e studioso di Matera sotterranea, spiega quanto la città sia ricca di ambienti ipogei. A lui la città è riconoscente per vari motivi, tra cui la riscoperta del Palombaro Lungo e di Casa Cava.
All’interno di questa analisi non possiamo non citare alcuni complessi ipogei che fanno parte della “Matera sotterranea“. “Materasum” è un complesso ipogeo di milleduecento metriquadri, con un’altezza che arriva fino a dodici metri sotto il livello stradale, situato nel cuore della città. Esso raggruppa al suo interno luoghi dal notevole valore storico, recentemente riscoperti e resi fruibili. Si tratta dei magazzini dei signori Malvezzi, famiglia nobile materana, in quella che un tempo era l’estrema periferia della città in direzione Bari, posizione quindi strategica; fanno parte del complesso altri ambienti ipogei usati come luoghi di culto, mercato e strada, in sintesi un’autentica città sotterranea.
Sotto piazza Vittorio Veneto, oltre al Palombaro Lungo ed alla chiesa rupestre del Santo Spirito (posta sotto la più recente chiesa di Materdomini), si estendono altri ipogei, solitamente non visitabili, riuniti in quello che viene definito “Il vicinato del fondaco di mezzo“. Si tratta per lo più di cantine ed altri locali un tempo adibiti ad uso commerciale, che rappresentano le ultime propaggini dei Rioni Sassi sul “Piano“. Alcuni ambienti nascondono sorprese inaspettate, come la base di una colonna aragonese che, secondo quanto si apprende dagli studiosi, fu voluta dal conte Giancarlo Tramontano per far parte di una cinta di mura a protezione della città. La torre è presente sotto il palazzo dell’Annunziata, successivamente usata proprio come base per la costruzione dello stesso edificio. La fortificazione non fu portata a termine per l’uccisione del conte, il 29 dicembre 1514.