La fabbrica, edificata agli inizi del ‘900 dalla famiglia Cappelluti Altomare, inizialmente era dedita alla produzione per lo più di ceramiche. Il fondatore Gioacchino Cappelluti Altomare, impressionato dalla grande quantità di argilla presente nel territorio materano, decise di avviare la produzione di mattoni per l’edilizia. L’argilla veniva prelevata anche dal circondario materano, dai paesi di Miglionico, Grottole e Pomarico. Una volta trasportata a Matera nei pressi della fabbrica, l’argilla veniva essiccata al sole, successivamente frantumata ed immersa in vasche piene di acqua; rimossa l’acqua, veniva posta nei contenitori pronta per l’utilizzo attraverso gli stampi per la produzione di mattoni, con i torni per la produzione di vasi in ceramica e porcellana. La fabbrica alternò periodi più fortunati con periodi di crisi, fino ad essere rilevata nel 1944 da Arcangelo Natale Annunziata per continuare la produzione di laterizi e ceramiche. I nostri nonni ricordano con grande nostalgia la sirena della fabbrica, udibile fino ai Sassi, che richiamava gli operai a lavoro.
Il periodo storico, unito alla grande povertà in cui riversava la città di Matera, fece si che la produzione di ceramiche non potesse avere molta fortuna. La produzione e lavorazione di ceramiche è andata via via diminuendo, l’azienda fu quindi costretta a chiudere prima di essere rilevata nel 1958 dalle famiglie Manicone e Fragasso; con la nuova gestione la fabbrica arrivò a contare circa un centinaio di operai. L’azienda continuò a vivere periodi di fortuna alternati a momenti di crisi, arrivando a chiudere definitivamente nel 1970 anche a causa anche della concorrenza di un’altra fabbrica, la Valdadige, proveniente dal Nord Italia; quest’ultima allargò la produzione, oltre che alle ceramiche, anche ai manufatti in cemento e prefabbricati, contribuendo notevolmente, nel corso dei decenni successivi, alla modernizzazione della città.
La bellezza artistica, oltre che l’elevata raffinatezza, delle ceramiche prodotte a Matera rappresentavano sicuramente un fiore all’occhiello della città. E’ sopravvissuta la lavorazione artistica dell’argilla ad opera dei numerosissimi artigiani che hanno trovato nei Sassi di Matera le condizioni ideali per dar sfogo alla propria passione e bravura. L’oggetto principale, simbolo della cultura contadina materana, è il “Cucù”, un simpatico fischietto a forma di piccolo volatile, in passato simbolo di potenza della famiglia della sposa e fertilità della donna; questo oggeto era donato in dote alla famiglia dello sposo.
Sono stato a Matera dal 51 al 58. Ho trovato una vecchia foto con la ciminiera ancora in funzione, forse del 53.
Ciao Giuseppe, potresti inviarcela all’indirizzo staff@wikimatera.it? Sai se la foto è protetta da diritti d’autore?