Festa Francesco Paolo
Storico e ricercatore locale – L’opera di F.P. Festa, nel campo storico letterario, è meritevole di particolare attenzione; purtroppo non è stata tenuta adeguatamente in considerazione, poichè l’autore nei suoi scritti rivelava sarcasmo e irriverenza, specie verso i potenti.
Nacque a Matera il 13 agosto 1840 e morì il 9 gennaio 1909, quasi in povertà. Trascorse la sua fanciullezza nei popolosi vicinati del suo rione (Pianella), a contatto di gente di ogni ceto e di ogni età, là dove apprese in maniera viva il dialetto materano che usò per alcuni suoi scritti.
Il padre Oronozo, laureato in medicina, lo avviò agli studi con l’intento di far di lui un medico. Per l’apprendimento alla lettura e alla scrittura, frequentò una scuola privata dell’epoca, successivamente entrò nel Seminario Lanfranchi.
La fine degli studi coincise con il periodo dell’annessione del Napoletano all’Italia. Festa pur nutrendo idee liberali e sentimenti patriottici, non partecipò agli eventi, anzi, richiamato dal padre, fu costretto ad abbandonare la sede degli studi di Napoli.
Nella propria città si dedicò a ricerche letterarie e storiche e si interessò anche di fotografia.
A causa delle esigenze della famiglia, si rivolse al Comune e ottenne un lavoro, ma fu licenziato per contrasti di natura politica.
Festa Nicola
Letterato e docente universitario – Nacque a Matera il 17 novembre 1866 e morì a Roma il 30 maggio 1940. In seconda e terza classe liceale fu allievo del Pascoli nel Liceo-Ginnasio “E. Duni”. Il poeta apprezzò le doti intellettuali e morali del giovane, di cui presagì il luminoso avvenire, sostenendo di aver scoperto in lui “la scintilla del genio”.
Festa frequentò l’Istituto di Studi superiori di Firenze; si laureò a pieni voti nel 1888.
Insegnò a Orvieto, a Firenze presso l’Istituto di Studi(grammatica greca e latina), e a Roma presso l’Università di Roma (greco e bizantino). Numerose fuono le sue pubblicazioni, più di 480 voci, tra articoli, recensioni, saggi, opuscoli, traduzioni, ecc.
Lo studio non lo estraniò dalla politica: nel 1919, cattolico sincero, aderì al Partito Popolare e ne divenne senatore.
Firrao Cesare
Generale – Nacque a Matera, dalla famiglia dei principi Luzzi nel 1806 e morì il 17 aprile 1878.
Studiò presso il Collegio Militare “Annunziatella di Napoli” e intraprese la carriera militare, divenendo ufficiale nel corpo del genio militare nel 1827.
Diresse la costruzione dei tratti ferroviari Caserta-Napoli e Ceprano-Capua. Nel 1860, già colonnello dell’esercito italiano, nominato in seguito Direttore dell’Ufficio Topografico di Napoli: corresse 3950 carte topografiche del Lombardo-Veneto, che furono utilizzare nella guerra del 1866. Si congedò col grado di generale nel 1867.
Progettò per gli abitanti dei Sassi una condotta idrica mai realizzata e lavorò alla stesura di una carta topografica dell’intera area materana. Nel 1864 i cittadini di Matera lo elessero Consigliere Comunale e i colleghi amministratori gli affidarono l’Assessorato alle opere pubbliche, incarico che egli espletò con diligenza e particolare competenza.
Fortunato Giustino
Scrittore – Meridionalista – Nacque a Rionero in Vulture (Pz) nel 1848. Studiò a Napoli, conseguendo la licenza liceale nel collegio dei Gesuiti e la laurea in Giurisprudenza, presso la locale Università. Grande uomo politico, fu eletto deputato dal 1880 al 1909 nel collegio di Melfi. Nello stesso anno divenne senatore.
Si interessò soprattutto dei problemi del Mezzogiorno, evidenziando le cause del sottosviluppo meridionale, che individuò nella povertà naturale della terra, capovolgendo così l’opinione tradizionale, secondo la quale la depressione era dovuta all’inettudine della popolazione. Con Giustino Fortunato, in ogni caso, la questione meridionale divenne un problema nazionale.
Durante la I guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra fu attento, più che alla drammaticità degli eventi bellici, ai processi di disgregazione sociale che allora si manifestarono nella loro peculiarità.
Il pessimismo che lo aveva sempre tormentato nel corso degli anni, ebbe nei fatti una conferma più dura di quella che egli aveva previsto. Il suo pessimismo era determinato dall’ansia di ricercare la verità, dalle difficoltà e di elevare la situazione di vita della gente del Sud.
Morì a Napoli nel 1932.