Parole materane antiche

Il dialetto materano (“ ‘U matarràs”) parlato oggi dalle generazioni più giovani è una versione “Imbastardita” dell’originaria lingua che i nostri avi tramandavano di generazione in generazione ai propri figli. La versione contemporanea del dialetto è appunto molto “Italianizzata” e risente del più diffuso (e molto simile) dialetto barese.

Nel corso degli anni sta andando via via scomparendo l’uso del dialetto stretto, e con esso tendono a scomparire alcune espressioni tipiche. Come per i proverbi, analizzando alcune parole antiche si possono studiare alcuni aspetti della città sconosciuti ai giovani, oltre che capire meglio la nostra storia. Noi crediamo fortemente che il dialetto, come qualunque altra cosa che ci aiuta a ripercorrere il nostro passato, debba essere preservato ed esteso anche alle nuove generazioni. Qui di seguito riportiamo un elenco di parole usate nel passato e che oggi si ascoltano raramente. Invitiamo naturalmente tutti i visitatori a contribuire ad arricchire questo elenco segnalando altre parole mediante la sezione “Collabora con noi”.

“Ammanazzè” – incitare un animale, cavallo, mulo, asino

“Arnèl” contenitore per l’urina

“Afftisc’t”andato a male

“Acchmmgghi’lè”ricoprire

“Cingigliàn” – postura che poteva essere ricondotta a quella di un pupazzo (Modo di dire: “T’ si’ mis com n’cinciliàn, n’ pipozz”)

“Cazzjd” – forte,capriccioso

“Chrrjv” – pentito

“Chign” – piccolo pezzo di tavola o di ferro 

“Cntrivl” – torbido

“Cuarvit” foro, piccola apertura

“Cuasciaun” – cassa grande che conteneva il grano o anche la dote

“Cuasjd” – piccolo ripostiglio di campagna,rifugio

“Cuatarot” – soppalco

“Culunnett” – comodino

“Cuondr” – contenitore per evacuare

“Chrrà”cinghia o cintura

“Feggij” – buco, fosso

“Fnnamjnd” – ano

“Fugget” – piccolo buco a terra

“Fjtaljscjn” – tua figlia lucente,bella

“Ghiasciaun”  lenzuola

“Jabbè” – prendere in giro

“Iascaun” recipiente in argilla di modeste dimensioni che contiene il vino

“Iascarjd” – piccolo recipiente per il vino

“Iavated ‘u most”  il carico del mulo

Iucchijpunt” – pianta fagiolino

“Lian d’ fic i’mèl marit” – legna di fico e cattivo marito

“So’ mogghj cur ca mic” – meglio quel poco che niente

“Spogghiaprvunc”individuo vestito in modo trasandato

“Stìscn”tartaruga

“Mbaianjdd” – volere una cosa a tutti i costi

“Murv” – muco dal naso

“Murvaun” sporcaccione

“Nrscjt” – stanco

“Pandjscj”– affanno

“Pjpdunt” – pianta del granturco

“Pjpjrnjd” – grazioso

“Pjdden” – per questo

“Pjtritt” – piccola pietra

“Pjpjrnjd” – piccolo pupo

“Quattarjd” – preso di peso

“Rjnnitj’r” – dare latte materno con ironia

“Scorzamarjd” – piccola tromba d’aria

“Schell” – cravatta

“Schjlljn” – papion

“Schjnjd” – persona che si è avvantaggiata

“Sciascianet” – disordinato

“Scjscjlucchij” – scaldino

“Scjttatjd” – adottivo

“Scjtrè” – allontanare un gatto

“Sfricjndet” – consumato,ridotto a brandelli

“Spattjddè” affrettare,sbrigare

“Schuavaun” – pioggia di poca durata

“Scuonl” – girello

“Scndrnet” – oggetto o tetto lesionato abbastanza nella struttuta

“Sjbbafè” – schiarire,diventare lucido,uscire da un locale opprimente

“Straffaghiaun”  – grande pezzo di pane

“Striml” – piccola trottola con spago

“Striscign” – falco

“Strignè” – scherzare

“Scppnè”raccogliere

“Tavjddè” – segnalare

“Tjrcighijn” – dolori di pancia

” ‘U straccuel cu finidd” – le mutande da donna con lo spacco nella parte anteriore

” ‘U Pizzichev/’U straccuel” – una figlia di buona madre

” ‘U titudd” – l’ascella

” ‘U ritàn” – attrezi da lavoro,da cucina

“Cuazinett”  mutande da uomo

” ‘U bastincin/’U bastàn” – il bastoncino,il bastone

” ‘U midic o dottàr” – per dire il medico,il dottore

“La ziaredd” – contenitore

“Fasciav ‘u mess” smorfia

“Vapuan” – mulino a vento

“Varvavjnt” – girandola

“Vraun” – mucchio di grano o di fave o di ceci

“Vjrzell” – piccolo pezzo di ferro

“Vuccuer” – bocca del pozzo

“Vucler” – glottide

“Vuff” – sorso

“V’rrozz” – schiuma dalla bocca,espettorato

“Zanzanjd” – glottide

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