Oltre a disturbi come l’affascino e la paura (in dialetto “L’affoscjn i l’assrimm“), altre sindromi protagoniste del credo popolare, curate attraverso trattamenti famigliari, erano “I vermi” (” ‘U vjrm“) ed il “Giglio del sole” (” ‘U giuglij du saul“). La prima si manifestava soprattutto nei bambini e consisteva nell’avvertire frequentemente disordine addominale, dolori, eventuale presenza di diarrea o vomito e presenza di alitosi e acetone. La seconda si verificava soprattutto al mattino presto, spesso al sorgere del sole, e si manifestava con la cefalea il più delle volte dal senso di vertigine.
Come per l’affascino e la paura, anche per i “vermi” ed il “giglio del sole” si ricorreva alle cure di persone, in genere donne (soprattutto anziane), capaci con formule e rituali tramandati di generazione in generazione di svolgere il cosiddetto atto liberatorio. La “liberazione” avveniva mediante l’interposizione delle mani che venivano posizionate, rispettivamente, sull’addome (nel caso di “vermi”) o sulla fronte (nel caso di “giglio del sole”). L’anziana poneva il pollice sulla parte interessava dal disturbo e, dopo aver pronunciato le frasi di rito, induceva gli sbadigli del sofferente. La pratica veniva ripetuta per diversi giorni ed alle volte accompagnata da consigli di tipo alimentare.
Il giglio del sole – ‘U giuglij du saul
A Gerusalamm i nèt nu giuglij vargjn, la momm pi opara du Sant Dnèt fe tij passè cuss mel d chep. |
A Gerusalemme è nato un giglio vergine, la mamma per opera di San Donato fai tu passare questo mal di testa. |
I vermi – U vijrm
San Martjn, dalla Froncij vnust ch maravuglia ijronn, tarr iocqu ijundo o pizz, vijrm scièt a mrj’ iundo o mèr. |
San Martino, dalla Francia venisti con grande meraviglia, terra e acqua nel pozzo, vermi andate a morire nel mare. |