La festa in onore di Maria SS. della Bruna ha origini antichissime e risale, probabilmente, al X secolo. Ufficialmente la festa della Bruna si svolge dal 1389, dopo che Papa Urbano VI, già arcivescovo di Matera, aveva istituito il giorno 2 luglio la festa della Visitazione; da quella data in poi i festeggiamenti in onore della Madonna furono effettuati in coincidenza con il giorno della festa della Visitazione.
Il nome “Bruna”, riferito alla Madonna, secondo la popolazione trova riscontro nella tonalità dei colori scuri (bruni per l’appunto) con i quali la stessa è raffigurata in numerosi affreschi della chiesa madre. I recenti restauri tuttavia hanno smentito tale ipotesi, il colore scuro è dovuto al fumo delle candele accese in Cattedrale dai credenti. Secondo gli studiosi, tra cui il conte Gattini, il nome potrebbe invece derivare dal termine altomedioevale di origine longobarda “Brunja”, che rappresenta la corazza dei cavalieri, quindi il nome avrebbe il significato di Madonna della difesa. Secondo un’ultima ipotesi, la meno accreditata, il termine “Bruna” potrebbe derivare dalla città Giudea di Hebron, dove la Vergine visitò Santa Elisabetta, da cui anche il legame della festa con il giorno della Visitazione, stabilito da Papa Urbano VI il 2 luglio.
Per quanto riguarda l’origine della festa esistono varie leggende. La più comune e la più tramandata di generazione in generazione, vuole come protagonista un contadino che, tornando in città dopo una faticosa giornata di lavoro in campagna, in una serata d’estate alla guida di un carretto incontrò una signora che gli chiese di essere condotta in Cattedrale, poichè stanca ed affaticata dal viaggio. L’uomo accettò di condurla personalmente, per proteggerla da eventuali aggressioni di uomini senza scrupoli, fino alle porte della città, in rione Piccianello (dove successivamente è stata eretta la chiesa dell’Annunziata), onde evitare le indiscrezioni della gente. Giunti sul posto, prima di scendere dal carro, la signora chiese nuovamente un’altra cortesia, quella di consegnare direttamente al Vescovo della città di Matera un biglietto. Il contadino fu nuovamente molto disponibile e così accettò l’incarico, si girò nuovamente verso la signora per salutarla, quest’ultima gli sussurrò le seguenti parole:
“Così, su un carro addobbato, voglio entrare ogni anno nella mia città.”
Detto ciò la signora si trasformò in statua. Scosso da tale avvenimento ed in preda all’ansia, il contadino corse in Cattedrale dove consegnò al Vescovo la lettera ricevuta. Il messaggio recapitato al massimo esponente religioso cittadino si rivelò essere della Madonna della Bruna, giunta in città per proteggere l’umile popolo di Matera. La notizia si diffuse così rapidamente che il Vescovo, insieme ai suoi collaboratori, al carrettiere e ad una gran moltitudine di gente, si recò sul posto in processione per prelevare la statua e condurla in Cattedrale, che divenne così la sua sede definitiva. Secondo la leggenda, dal giorno dell’apparizione la statua della Madonna della Bruna ogni anno viene portata in processione su di un carro fatto in cartapesta, costruito appositamente per ricordare tale avvenimento. Nel corso del tragitto lungo le vie del centro, il Carro Trionfale con su la statua della Madonna compie tre giri sul piazzale della Cattedrale per simboleggiare la presa di possesso della città da parte della Santa Patrona. In realtà il numero di giri non è quasi mai esatto, questi aumentano ed assumono ciascuno un significato particolare.
Per quanto riguarda il rito dello “Strazzo“, alcuni studiosi sostengono che sia stato introdotto dai materani per evitare che le proprie icone religiose venissero rubate dagli invasori Saraceni. Una seconda leggenda riguarda il tiranno Conte Giancarlo Tramontano, governatore di Matera tra il XV ed il XVI secolo. Il Conte, che non godeva sicuramente di una buona reputazione tra il popolo, promise alla cittadinanza l’occorrente per lo svolgimento della festa in onore della Santa Patrona. Il popolo, vista la mancanza di fiducia nei confronti del Conte Tramontano, decise di assaltare il Carro Trionfale per costringere il tiranno a rifare il manufatto ogni anno.