La creazione dello stemma di Matera risale all’incirca al periodo medioevale, età storica in cui era necessario un simbolo per rappresentare ciascuna cittadina. Nello stemma è raffigurato un bue con in bocca tre spighe di grano. La scelta del bue non è casuale; questo animale, oltre ad essere tipico del territorio materano, indica come i materani siano allo stesso tempo un popolo di grandi lavoratori ed un popolo di gente mite; da qui la metafora con il bue, animale utile nei lavori pesanti nei campi ed allo stesso tempo mansueto. Le tre spighe di grano sottolineano le attività principali che caratterizzavano la città, parliamo della pastorizia e della coltivazione del frumento. Sopra il bue è presente l’iniziale “M” di Matera e la corona gigliata Angioina, quest’ultima inserita nel 1663, anno in cui la città divenne sede di Regia Udienza uscendo dalla provincia di Terra d’Otranto. Nella parte inferiore dello stemma vi è la scritta:
“Bos Lassus Firmius Figit Pedem” (Il bue stanco affonda il passo più fermamente)
La scritta è un chiaro riferimento alla ribellione del popolo materano nei confronti dell’odiato Conte Gian Carlo Tramontano. Il significato è emblematico: un popolo “stanco” di subire continue ingiustizie per mano del suo tiranno agisce con più forza. La ribellione culminò infatti con l’uccisione del Conte Tramontano il 29 dicembre del 1514 e permise ai materani di riconquistare la propria dignità e la propria libertà. Avvolgono lo stemma due rami, uno di quercia l’altro di alloro.